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L'ESTATE ASSASSINA
(L'ETÈ MEURTRIER)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 4 aprile 1984
 
di Jean Becker, con Isabelle Adjani, Alain Souchon, Suzanne Flon, Francois Cluzet (Francia, 1983)
 
L'ESTATE ASSASSINA vale assai di più del piacere procurato dalla copia famigeratamente doppiata in italiano che giunge da noi. I dialoghi in francese, ad esempio, sono giusti e divertenti. In italiano, approssimativamente scimmiottanti.

Ma nell'edizione originale, che aveva rappresentato la Francia a Cannes un anno fa, e che ha ottenuto in Francia un successo popolare strepitoso tanto da issarsi al primo posto nelle classifiche d'entrate, i dialoghi servivano a qualcosa in più oltre che a divertire. Servivano al regista (autore di mediocri Belmondo degli anni sessanta) per ricordarsi di essere il figlio del grande Jacques Becker: assieme ad uno stile registico preciso e a una direzione d'attori sensibile gli permettevano di ricreare quelle atmosfere care al maestro di CASQUE D'OR e di GOUPI MAINS ROUGES, ai quali L'ESTATE ASSASSINA assomiglia un poco.

Stessa vamp fatale in un ambiente villereccio, stesso microcosmo di famiglie e passioni nel quale il dramma esplode violento in una dimensione ben definita e circoscritta. Tutte le caratteristiche insomma di quel realismo popolare caro al cinema francese dell'immediato dopoguerra. Becker figlio, che da tempo si dedica al cinema pubblicitario, ha imparato la regola della concisione. E i risultati si vedono: i suoi personaggi, anche quelli secondari, sono tipati con precisione. Così, Souchon è bravissimo, Suzanne Flon compie una rapida e folgorante apparizione e la passeggiata della sculettante (et sans culottes...) Adjani per la strada del paese fra i commenti dei clienti del bistrot rimane nella memoria degli spettatori.

Ma il film vuol essere qualcosa di più del ritratto perverso e divertito di una donna-bambina diabolicamente ancheggiante. Sebastien Japrisot, il celebre specialista di atmosfere gialle che ha scritto per il cinema sceneggiature e dialoghi non indifferenti, adora sfociare nella psicanalisi. Ed ecco la nostra ingenua e perversa proiettata in una faccenda oscura di vendette ancestrali e di incesti più o meno supposti.

E un cambiamento di registro sufficiente a mandar tanto in barca: l'incanto da sabato del villaggio è rotto. Alla nostra divinità in erba coi suoi divertenti spasimanti non rimane che incamminarsi per le strade del fumetto. A noi spettatori imprimerci per sempre nella memoria dialoghi a tratti irresistibili; e il profilo dell' Isabelle come Dio l'ha fatta da far dannare i santi.


   Il film in Internet (Google)

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