L'ESTATE ASSASSINA vale assai di più del piacere procurato dalla copia famigeratamente doppiata in italiano che giunge da noi. I dialoghi in francese, ad esempio, sono giusti e divertenti. In italiano, approssimativamente scimmiottanti.Ma nell'edizione originale, che aveva rappresentato la Francia a Cannes un anno fa, e che ha ottenuto in Francia un successo popolare strepitoso tanto da issarsi al primo posto nelle classifiche d'entrate, i dialoghi servivano a qualcosa in più oltre che a divertire. Servivano al regista (autore di mediocri Belmondo degli anni sessanta) per ricordarsi di essere il figlio del grande Jacques Becker: assieme ad uno stile registico preciso e a una direzione d'attori sensibile gli permettevano di ricreare quelle atmosfere care al maestro di CASQUE D'OR e di GOUPI MAINS ROUGES, ai quali L'ESTATE ASSASSINA assomiglia un poco.
Stessa vamp fatale in un ambiente villereccio, stesso microcosmo di famiglie e passioni nel quale il dramma esplode violento in una dimensione ben definita e circoscritta. Tutte le caratteristiche insomma di quel realismo popolare caro al cinema francese dell'immediato dopoguerra. Becker figlio, che da tempo si dedica al cinema pubblicitario, ha imparato la regola della concisione. E i risultati si vedono: i suoi personaggi, anche quelli secondari, sono tipati con precisione. Così, Souchon è bravissimo, Suzanne Flon compie una rapida e folgorante apparizione e la passeggiata della sculettante (et sans culottes...) Adjani per la strada del paese fra i commenti dei clienti del bistrot rimane nella memoria degli spettatori.
Ma il film vuol essere qualcosa di più del ritratto perverso e divertito di una donna-bambina diabolicamente ancheggiante. Sebastien Japrisot, il celebre specialista di atmosfere gialle che ha scritto per il cinema sceneggiature e dialoghi non indifferenti, adora sfociare nella psicanalisi. Ed ecco la nostra ingenua e perversa proiettata in una faccenda oscura di vendette ancestrali e di incesti più o meno supposti.
E un cambiamento di registro sufficiente a mandar tanto in barca: l'incanto da sabato del villaggio è rotto. Alla nostra divinità in erba coi suoi divertenti spasimanti non rimane che incamminarsi per le strade del fumetto. A noi spettatori imprimerci per sempre nella memoria dialoghi a tratti irresistibili; e il profilo dell' Isabelle come Dio l'ha fatta da far dannare i santi.